Presupposti per agire contro mia moglie

  1. Buona sera avrei bisogno di una consulenza per capire se ho i presupposti per agire contro mia moglie (in fase di separazione) al momento della ricezione della lettera del mio avvocato per richiedere una separazione consensuale, dopo aver parlato con il suo avvocato e’ corsa in banca e ha prelevato la meta’ del saldo disponibile.

Il conto e’ cointestato e abbiamo la separazione dei beni. Il conto era cointestato esclusivamente per il fatto che io lavorando fuori spesso, se c’era da fare movimenti o altre cose, lei poteva fare tutto essendo a casa.

questo conto e’ alimentato esclusivamente dal mio stipendio perche’ lei non lavora.

abbiamo una casa cointestata al 50% dove il mutuo e’ pagato e intestato esclusivamente a me, dove lei all’inizio della costruzione ha messo 90.000 euro e successivamente 20.000 durante la surroga (soldi mai passati sul conto cointestato), ma che tale somma (110.000) non e’ neanche meta’ della somma spesa per la costruzione della casa, il resto e’ stato messo da me (130.000 all’inizio + 180.000 di mutuo + interessi).

Adesso lei giustifica il prelievo della meta’ del conto dicendo che sono i suoi risparmi perche’ lei ha messo dei soldi per il mutuo. (senza considerare il fatto che tutto il resto l’ho messo io e quindi e come se considerasse i suoi risparmi ma non i miei). secondo voi ho possibilita’ di avanzare un’azione legale nei suoi confronti? potrei riavere i miei soldi?

 

 

Lieto di ricevere la sua richiesta di consulenza che per quanto prestata è necessariamente sommaria.

Contesto soprattutto la circostanza secondo cui, già assistito in luogo di prospetto separazione personale dei coniugi ex art. 150 e se c.c., dovrebbe rivolgersi ad altri avvocato e non anche al suo avvocato.

A ben vedere, la sua controversia è una tra le più frequenti. Ma è necessario che la risolva in sede di separazione.

Ovvero che faccia presente, per il tramite del suo legale, quanto accaduto e quanto indebitamente posto in essere da sua moglie.

Se è vero che il conto cointestato è destinato ad essere ripartito in ugual misura tra i coniugi cointestatari , è altrettanto vero che il coniuge che pretende l’intera attribuzione, in regime di separazione dei beni, dell’intero residuo disponibile sul conto, dovrà dimostrare in giudizio di separazione che quel conto era stato alimentato esclusivamente dai propri proventi, lavoro, fatture, eredità…tutto proprio , e che la coniuge che ha arbitrariamente prelevato la metà del conto, in realtà non ha mai depositato nulla e che la contestazione era disposta al sol fine di facilitare le operazioni di natura ordinaria e destinate alla famiglia.

Di contro spetterà a sua moglie dimostrare che aveva apportato propri soldi in quel conto .

Va da sé come, comunque, debba rappresentare la questione al medesimo giudice della separazione poiché investito della causa di separazione che scioglie i presupposti di collaborazione tra coniugi e trasforma il diritto di assistenza materiale e morale reciproca tra coniugi in diritto al mantenimento.

Altresì, rileva la competenza del giudice adito anche in considerazione che, se giudiziale, il decreto che fissa l’udienza presidenziale invita le parti a depositare anche gli estratti correnti di conti bancari e qui lei andrebbe a rivendicare la sua pretesa .