Mio padre
Il Professor Marinello Marinelli era -appunto- professore. Insegnava materie giuridiche ed economiche, da ultimo, al Medici del Vascello, a Monteverde.
Come molti docenti, svolgeva anche attività libero professionale quale esperto di pianificazione economica territoriale. Collaborava a fare i piani regolatori. Bari ed Ascoli Piceno, mi ricordo. Aveva, sempre a Monteverde, sulla Circonvallazione Gianicolense, l’IPET, istituto per la pianificazione economica territoriale. Concetti coerenti con mio padre.
Che è sempre stato socialista convinto. Certo, poi stesse un po’ in imbarazzo ai tempi di mani pulite. Anche perché, a 18 anni, quando votai la prima volta, gli chiesi chi? e mi rispose socialista, il compagno Craxi. Cosa che poi feci.
Abbiamo trascorsi anni interi dentro lo studio, un posto, per noi ragazzini, pieno di macchinari: macchine per cianografie, i primi computer, macchine da scrivere che facevano lo stesso suono delle mitragliatrici, forbici lunghe, calcolatrici.
Arrivato ad un certo punto, mio padre si stufò di insegnare a scuola. Diceva che la scuola era cambiata e stava andando alla rovina. Non trovava più quelle soddisfazioni che, invece, prima aveva nell’insegnamento. Quindi, ancora abbastanza giovane, si mise in pensione.
Iniziò a dedicarsi al volontariato in enorme anticipo rispetto ai tempi. Argomenti che solo dopo dieci anni ritroverò come attualità, li anticipò decisamente. E come sempre avviene ai pionieri, si ritrovò a combattere contro i mulini a vento. I partiti politici non gli diedero mai nessuno aiuto. Boicottandolo semmai. Già aveva avuto alcune delusioni in ambito universitario. Dal quale si era allontanato dopo essere stato assistente di economia, insieme a colleghi destinati, poi, a diventare titolari di cattedra.
Fondò, allora, nel 1976, l’ASSTRAI, Associazione per la Salvaguardia e lo Sviluppo del Trasimeno. Al Trasimeno, aggiunse poi il Tevere. Per il quale fiume nutriva ugualmente lo stesso sentimento di amore che aveva nei confronti del lago. Purtroppo, internet non esisteva ancora. Ai primi servizi televisivi dell’epoca e alle interviste sui quotidiani, ben presto, quando ebbe il coraggio di sfidare le amministrazioni, fece seguito un feroce ostracismo dei politici. Salvaguardia dell’ambiente, eco-turismo, turismo termale mutualistico, valorizzazione dell’olio extravergine d’oliva, riscoperta di alimenti quali il carciofo, il vino novello, il latterino di lago, la lenticchia rossa… solo alcune delle innumerevoli iniziative di una vulcanica mente condizionata da una coerente onestà, in anticipo con i tempi.
Mia madre
Da sempre ho donne femministe attorno a me. In sociologia si insegna che la normalità è relativa e, nel mio caso, la regola trova conferma. Mia madre, la Dottoressa Francesca ADINOLFI, per dirne una, ha sempre guadagnato molto di più di mio padre. Un’anomalia rispetto alla regola generale.
E’ sempre stata molto più “concreta” col risultato della coppia stile “Dio li fa e poi li accoppia”.
Rimasta figlia unica dopo la perdita di una sorella e di un fratello, da prima della classe, come spesso avviene alle persone non molto alte, “il vino buono sta nelle botti piccole”, ha iniziato a farsi notare. Portata verso la corsa, da cui forse si spiega l’essere stato campione regionale dei 2000 metri di mio fratello più piccolo, saltò di pari passo due o tre classi. La classica secchiona pure di due anni più piccola.
Conosciuto mio padre all’università, sembra per un libro che mio padre aveva preso in prestito in biblioteca e che non restituiva, costrinse il poveretto a tornare dalla Milano da bere.
Trasferimento nella Capitale, che accettò di buon grado. Vinto il primo concorso fatto, al Ministero dell’Agricoltura e Foreste. Conseguita la laurea in Giurisprudenza a 20 anni con 110 e lode poco prima. In leggera competizione con mio padre: 110 senza lode e 21 anni.
Iniziò la scalata sistematica che la portò ad essere la prima Dirigente dello Stato in Italia a firmare un Decreto Dirigenziale. Una riforma legislativa dell’allora Ministro alla Funzione Pubblica Sabino CASSESE.
Divenne, nei vari passaggi, Primo Dirigente e Dirigente Superiore, la massima carica amministrativa prima di quelle di nomina politica, quali il Direttore Generale. Coordinava la Direzione del Ministero che si occupava di Valorizzazione e tutela dei marchi di origine controllata.
Era inoltre segretaria del Comitato Vini. Per dirla in parole semplici, scriveva e controllava i disciplinari relativi alle DOC DENOMINAZIONI D’ORIGINE CONTROLLATA. Presiedeva l’Ufficio che stabiliva il possesso dei produttori, dei rigidi requisiti richiesti dai disciplinari di produzione.
Per adempiere a tale incarico, iniziò ben presto a viaggiare.
Dapprima nel Lazio, poi leggermente più lontano e, per finire, in tutto il mondo. Unione Sovietica, Stati Uniti, Argentina, Canada, Spagna, Francia, Germania ma, soprattutto, Belgio e Bruxelles.
Parliamo di quarant’anni fa, quando difficilmente gli italiani andavano oltre i paesi di nascita… parliamo anche del metanolo ed emergenze del tipo.
Questi imput, diedero a casa una visione europea in leggero anticipo coi tempi. A questo si aggiunga il vantaggio di aver potuto viaggiare. Conseguentemente, a 15 anni, già avevo visitato gran parte dell’Italia. Scoprendo tutta una cultura che si è stratificata nel ricordo condizionando anche l’odierno agire. Quest’ultimo, a sua volta, condizionato ed impostato in funzione di concetti quali tipicità, qualità e valorizzazione.