Le origini

Avvocato Vittorio Amedeo Marinelli

Dalla culla alle strade romane e del mondo

Nascita e luogo

Sono nato a Roma, in Viale Africa, all’EUR, seppure probabilmente sia stato concepito a Trastevere, dato che mio padre e mia madre abitavano a Viale Glorioso.

Fine estate inizio autunno, esattamente il 26 settembre 1965, lo stesso giorno, a distanza di un po’ d’anni, di S. Francesco d’Assisi e di Paolo VI, i due più grandi rivoluzionari della chiesa.

Nello stesso giorno è nato anche Martin HEIDDEGER, il grande filosofo che ha descritto, tra le varie, come l’essere dell’uomo si caratterizza come progetto; Thomas Stearns ELLIOT, il poeta che, lucidamente, ha espresso la moderna crisi dei valori, PAVLOV, quello dei riflessi condizionati ed una caterva di altre persone, almeno un 365esimo dell’umanità, tra cui Alice e Bearzot.

Le origini e le radici

Sono romano di origine etrusca e bizantina. Un po’ come i romani di Romolo e Remo, per capirsi. Che sono fusione tra tre popoli: ramnes, tities e luceres; latini, sabini ed etruschi.

Per quanto concerne la parte etrusca, mio padre, il Prof. Marinello Marinelli, era di S. Feliciano, un piccolo paese a 25 km di distanza da Perugia (come dall’EUR a Montesacro). 700 abitanti, sul Lago Trasimeno.

Una perla conosciuta soprattutto da stranieri, in primis olandesi, che adorano il quarto lago d’Italia. Forse più che gli italiani. Il padre, Vittorio, quindi mio nonno, dal quale ho ereditato il nome, era, come parte degli abitanti all’epoca, pescatore. La nonna, Giovanna, di Magione, casalinga.

San Feliciano è tra i primi posti in Italia dove è stata fatta una cooperativa di mutuo soccorso. Tra pescatori, anziché operai. Un po’ come la rivoluzione. Doveva essere fatta tra gli operai, secondo alcuni. Ed invece è stata fatta in Russia dove erano tutti contadini. Cose che capitano.

Mia madre, la parte bizantina, è un po’ più complicata. Nata a Zara, nella ex Yugoslavia, odierna Croazia, all’età di 3 anni si è trasferita con armi e bagagli, nonché coi genitori, a Perugia, la patria della Perugina. Conosciuto mio padre all’Università, si è trasferita a Roma obbligando il primo a spostarsi da Milano dove faceva l’ispettore del lavoro e stava tanto bene, a vedere le partite a S. Siro, ad andare al Duomo, a fare questo e quest’altro.

Senonché, il padre e la madre di mia madre, quindi i miei nonni materni, sono originari di Giovinazzo. Una cittadina di 20.000 abitanti sull’Adriatico, appena 20 km prima di Bari.

Le cose sarebbero in realtà ancora più complicate, in quanto la famiglia di mio nonno, è originaria di Cava dei Tirreni, vicino Salerno, dalla quale, nel 1700 si spostarono in Puglia. Il cognome materno, inoltre, come molti di quelli di quelle parti, è di origine longobarda. Quindi, gira rigira, un macello, una classica famiglia post moderna, di quando l’Italia era attraversata in lungo e largo, dai più disparati popoli.

Mio nonno materno, il Cavalier Pompeo Adinolfi, ragazzo del 99, era vicecommissario di Polizia, la nonna, Vincenza “Cinzella” Rucci, maestra e i bisnonni, i medici condotti del paese. Una bisnonna, ossia la madre del nonno, era nobile, una duchessa del ramo cadetto dei Malatesta, i Framarino.

Poi c’è uno zio, Michele Adinolfi, che era Senatore del Regno oltre che Prefetto di Perugia ed era uno stretto collaboratore del Ministro Rocco, quello del Codice. Sembra sia colui che ha scritto il regolamento al Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.

Stranamente, il nome monarchico, non l’ho preso dalla famiglia materna ma da quella paterna. Dove invece erano tutti socialisti anarchici tranne uno dei fratelli del nonno, che era fascista.

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